Purgatorio – Canto XXIX / Ventinovesimo Canto / Canto 29°
Temi e canti: 1-36 La processione simbolica • 37-60 I sette candelabri • 61-87 I ventiquattro vecchi • 61-87 Il carro trionfale e il grifone • 121-154 Le sette donne e i sette vecchi
Purgatorio
CANTO XXIX
Cantando come donna innamorata,
continuò col fin di sue parole:
‘Beati quorum tecta sunt peccata!’. [3]
E come ninfe che si givan sole
per le salvatiche ombre, disiando
qual di veder, qual di fuggir lo sole, [6]
allor si mosse contra ‘l fiume, andando
su per la riva; e io pari di lei,
picciol passo con picciol seguitando. [9]
Non eran cento tra ‘ suoi passi e ‘ miei,
quando le ripe igualmente dier volta,
per modo ch’a levante mi rendei. [12]
Né ancor fu così nostra via molta,
quando la donna tutta a me si torse,
dicendo: «Frate mio, guarda e ascolta». [15]
Ed ecco un lustro sùbito trascorse
da tutte parti per la gran foresta,
tal che di balenar mi mise in forse. [18]
Ma perché ‘l balenar, come vien, resta,
e quel, durando, più e più splendeva,
nel mio pensier dicea: ‘Che cosa è questa?’. [21]
E una melodia dolce correva
per l’aere luminoso; onde buon zelo
mi fé riprender l’ardimento d’Eva, [24]
che là dove ubidia la terra e ‘l cielo,
femmina, sola e pur testé formata,
non sofferse di star sotto alcun velo; [27]
sotto ‘l qual se divota fosse stata,
avrei quelle ineffabili delizie
sentite prima e più lunga fiata. [30]
Mentr’io m’andava tra tante primizie
de l’etterno piacer tutto sospeso,
e disioso ancora a più letizie, [33]
dinanzi a noi, tal quale un foco acceso,
ci si fé l’aere sotto i verdi rami;
e ‘l dolce suon per canti era già inteso. [36]
O sacrosante Vergini, se fami,
freddi o vigilie mai per voi soffersi,
cagion mi sprona ch’io mercé vi chiami. [39]
Or convien che Elicona per me versi,
e Uranìe m’aiuti col suo coro
forti cose a pensar mettere in versi. [42]
Poco più oltre, sette alberi d’oro
falsava nel parere il lungo tratto
del mezzo ch’era ancor tra noi e loro; [45]
ma quand’i’ fui sì presso di lor fatto,
che l’obietto comun, che ‘l senso inganna,
non perdea per distanza alcun suo atto, [48]
la virtù ch’a ragion discorso ammanna,
sì com’elli eran candelabri apprese,
e ne le voci del cantare ‘Osanna’. [51]
Di sopra fiammeggiava il bello arnese
più chiaro assai che luna per sereno
di mezza notte nel suo mezzo mese. [54]
Io mi rivolsi d’ammirazion pieno
al buon Virgilio, ed esso mi rispuose
con vista carca di stupor non meno. [57]
Indi rendei l’aspetto a l’alte cose
che si movieno incontr’a noi sì tardi,
che foran vinte da novelle spose. [60]
La donna mi sgridò: «Perché pur ardi
sì ne l’affetto de le vive luci,
e ciò che vien di retro a lor non guardi?». [63]
Genti vid’io allor, come a lor duci,
venire appresso, vestite di bianco;
e tal candor di qua già mai non fuci. [66]
L’acqua imprendea dal sinistro fianco,
e rendea me la mia sinistra costa,
s’io riguardava in lei, come specchio anco. [69]
Quand’io da la mia riva ebbi tal posta,
che solo il fiume mi facea distante,
per veder meglio ai passi diedi sosta, [72]
e vidi le fiammelle andar davante,
lasciando dietro a sé l’aere dipinto,
e di tratti pennelli avean sembiante; [75]
sì che lì sopra rimanea distinto
di sette liste, tutte in quei colori
onde fa l’arco il Sole e Delia il cinto. [78]
Questi ostendali in dietro eran maggiori
che la mia vista; e, quanto a mio avviso,
diece passi distavan quei di fori. [81]
Sotto così bel ciel com’io diviso,
ventiquattro seniori, a due a due,
coronati venien di fiordaliso. [84]
Tutti cantavan: «Benedicta tue
ne le figlie d’Adamo, e benedette
sieno in etterno le bellezze tue!». [87]
Poscia che i fiori e l’altre fresche erbette
a rimpetto di me da l’altra sponda
libere fuor da quelle genti elette, [90]
sì come luce luce in ciel seconda,
vennero appresso lor quattro animali,
coronati ciascun di verde fronda. [93]
Ognuno era pennuto di sei ali;
le penne piene d’occhi; e li occhi d’Argo,
se fosser vivi, sarebber cotali. [96]
A descriver lor forme più non spargo
rime, lettor; ch’altra spesa mi strigne,
tanto ch’a questa non posso esser largo; [99]
ma leggi Ezechiel, che li dipigne
come li vide da la fredda parte
venir con vento e con nube e con igne; [102]
e quali i troverai ne le sue carte,
tali eran quivi, salvo ch’a le penne
Giovanni è meco e da lui si diparte. [105]
Lo spazio dentro a lor quattro contenne
un carro, in su due rote, triunfale,
ch’al collo d’un grifon tirato venne. [108]
Esso tendeva in sù l’una e l’altra ale
tra la mezzana e le tre e tre liste,
sì ch’a nulla, fendendo, facea male. [111]
Tanto salivan che non eran viste;
le membra d’oro avea quant’era uccello,
e bianche l’altre, di vermiglio miste. [114]
Non che Roma di carro così bello
rallegrasse Affricano, o vero Augusto,
ma quel del Sol saria pover con ello; [117]
quel del Sol che, sviando, fu combusto
per l’orazion de la Terra devota,
quando fu Giove arcanamente giusto. [120]
Tre donne in giro da la destra rota
venian danzando; l’una tanto rossa
ch’a pena fora dentro al foco nota; [123]
l’altr’era come se le carni e l’ossa
fossero state di smeraldo fatte;
la terza parea neve testé mossa; [126]
e or parean da la bianca tratte,
or da la rossa; e dal canto di questa
l’altre toglien l’andare e tarde e ratte. [129]
Da la sinistra quattro facean festa,
in porpore vestite, dietro al modo
d’una di lor ch’avea tre occhi in testa. [132]
Appresso tutto il pertrattato nodo
vidi due vecchi in abito dispari,
ma pari in atto e onesto e sodo. [135]
L’un si mostrava alcun de’ famigliari
di quel sommo Ipocràte che natura
a li animali fé ch’ell’ha più cari; [138]
mostrava l’altro la contraria cura
con una spada lucida e aguta,
tal che di qua dal rio mi fé paura. [141]
Poi vidi quattro in umile paruta;
e di retro da tutti un vecchio solo
venir, dormendo, con la faccia arguta. [144]
E questi sette col primaio stuolo
erano abituati, ma di gigli
dintorno al capo non facean brolo, [147]
anzi di rose e d’altri fior vermigli;
giurato avria poco lontano aspetto
che tutti ardesser di sopra da’ cigli. [150]
E quando il carro a me fu a rimpetto,
un tuon s’udì, e quelle genti degne
parvero aver l’andar più interdetto, [153]
fermandosi ivi con le prime insegne.