Purgatorio – Canto X

Purgatorio – Canto X / Decimo Canto / Canto 10°

Temi e versi: 1-27 Salita al primo girone • 28-96 Esempi di umiltà • 97-139 I superbi

Purgatorio

CANTO X

Poi fummo dentro al soglio de la porta

che ‘l mal amor de l’anime disusa,

perché fa parer dritta la via torta,   [3]

sonando la senti’ esser richiusa;

e s’io avesse li occhi vòlti ad essa,

qual fora stata al fallo degna scusa?   [6]

Noi salavam per una pietra fessa,

che si moveva e d’una e d’altra parte,

sì come l’onda che fugge e s’appressa.   [9]

«Qui si conviene usare un poco d’arte»,

cominciò ‘l duca mio, «in accostarsi

or quinci, or quindi al lato che si parte».   [12]

E questo fece i nostri passi scarsi,

tanto che pria lo scemo de la luna

rigiunse al letto suo per ricorcarsi,   [15]

che noi fossimo fuor di quella cruna;

ma quando fummo liberi e aperti

sù dove il monte in dietro si rauna,   [18]

io stancato e amendue incerti

di nostra via, restammo in su un piano

solingo più che strade per diserti.   [21]

Da la sua sponda, ove confina il vano,

al piè de l’alta ripa che pur sale,

misurrebbe in tre volte un corpo umano;   [24]

e quanto l’occhio mio potea trar d’ale,

or dal sinistro e or dal destro fianco,

questa cornice mi parea cotale.   [27]

Là sù non eran mossi i piè nostri anco,

quand’io conobbi quella ripa intorno

che dritto di salita aveva manco,   [30]

esser di marmo candido e addorno

d’intagli sì, che non pur Policleto,

ma la natura lì avrebbe scorno.   [33]

L’angel che venne in terra col decreto

de la molt’anni lagrimata pace,

ch’aperse il ciel del suo lungo divieto,   [36]

dinanzi a noi pareva sì verace

quivi intagliato in un atto soave,

che non sembiava imagine che tace.   [39]

Giurato si saria ch’el dicesse ‘Ave!’;

perché iv’era imaginata quella

ch’ad aprir l’alto amor volse la chiave;   [42]

e avea in atto impressa esta favella

‘Ecce ancilla Dei’, propriamente

come figura in cera si suggella.   [45]

«Non tener pur ad un loco la mente»,

disse ‘l dolce maestro, che m’avea

da quella parte onde ‘l cuore ha la gente.   [48]

Per ch’i’ mi mossi col viso, e vedea

di retro da Maria, da quella costa

onde m’era colui che mi movea,   [51]

un’altra storia ne la roccia imposta;

per ch’io varcai Virgilio, e fe’mi presso,

acciò che fosse a li occhi miei disposta.   [54]

Era intagliato lì nel marmo stesso

lo carro e ‘ buoi, traendo l’arca santa,

per che si teme officio non commesso.   [57]

Dinanzi parea gente; e tutta quanta,

partita in sette cori, a’ due mie’ sensi

faceva dir l’un «No», l’altro «Sì, canta».   [60]

Similemente al fummo de li ‘ncensi

che v’era imaginato, li occhi e ‘l naso

e al sì e al no discordi fensi.   [63]

Lì precedeva al benedetto vaso,

trescando alzato, l’umile salmista,

e più e men che re era in quel caso.   [66]

Di contra, effigiata ad una vista

d’un gran palazzo, Micòl ammirava

sì come donna dispettosa e trista.   [69]

I’ mossi i piè del loco dov’io stava,

per avvisar da presso un’altra istoria,

che di dietro a Micòl mi biancheggiava.   [72]

Quiv’era storiata l’alta gloria

del roman principato, il cui valore

mosse Gregorio a la sua gran vittoria;   [75]

i’ dico di Traiano imperadore;

e una vedovella li era al freno,

di lagrime atteggiata e di dolore.   [78]

Intorno a lui parea calcato e pieno

di cavalieri, e l’aguglie ne l’oro

sovr’essi in vista al vento si movieno.   [81]

La miserella intra tutti costoro

pareva dir: «Segnor, fammi vendetta

di mio figliuol ch’è morto, ond’io m’accoro»;   [84]

ed elli a lei rispondere: «Or aspetta

tanto ch’i’ torni»; e quella: «Segnor mio»,

come persona in cui dolor s’affretta,   [87]

«se tu non torni?»; ed ei: «Chi fia dov’io,

la ti farà»; ed ella: «L’altrui bene

a te che fia, se ‘l tuo metti in oblio?»;   [90]

ond’elli: «Or ti conforta; ch’ei convene

ch’i’ solva il mio dovere anzi ch’i’ mova:

giustizia vuole e pietà mi ritene».   [93]

Colui che mai non vide cosa nova

produsse esto visibile parlare,

novello a noi perché qui non si trova.   [96]

Mentr’io mi dilettava di guardare

l’imagini di tante umilitadi,

e per lo fabbro loro a veder care,   [99]

«Ecco di qua, ma fanno i passi radi»,

mormorava il poeta, «molte genti:

questi ne ‘nvieranno a li alti gradi».   [102]

Li occhi miei ch’a mirare eran contenti

per veder novitadi ond’e’ son vaghi,

volgendosi ver’ lui non furon lenti.   [105]

Non vo’ però, lettor, che tu ti smaghi

di buon proponimento per udire

come Dio vuol che ‘l debito si paghi.   [108]

Non attender la forma del martìre:

pensa la succession; pensa ch’al peggio,

oltre la gran sentenza non può ire.   [111]

Io cominciai: «Maestro, quel ch’io veggio

muovere a noi, non mi sembian persone,

e non so che, sì nel veder vaneggio».   [114]

Ed elli a me: «La grave condizione

di lor tormento a terra li rannicchia,

sì che ‘ miei occhi pria n’ebber tencione.   [117]

Ma guarda fiso là, e disviticchia

col viso quel che vien sotto a quei sassi:

già scorger puoi come ciascun si picchia».   [120]

O superbi cristian, miseri lassi,

che, de la vista de la mente infermi,

fidanza avete ne’ retrosi passi,   [123]

non v’accorgete voi che noi siam vermi

nati a formar l’angelica farfalla,

che vola a la giustizia sanza schermi?   [126]

Di che l’animo vostro in alto galla,

poi siete quasi antomata in difetto,

sì come vermo in cui formazion falla?   [129]

Come per sostentar solaio o tetto,

per mensola talvolta una figura

si vede giugner le ginocchia al petto,   [132]

la qual fa del non ver vera rancura

nascere ‘n chi la vede; così fatti

vid’io color, quando puosi ben cura.   [135]

Vero è che più e meno eran contratti

secondo ch’avien più e meno a dosso;

e qual più pazienza avea ne li atti,   [138]

piangendo parea dicer: ‘Più non posso’.