Paradiso – Canto IV

Paradiso – Canto IV / Quarto Canto / Canto 4°

Temi e canti: 1-27 Dubbi di Dante • 28-63 L’Empireo come sede dei beati • 64-114 L’inadempienza dei voti • 115-142 Nuovo dubbio di Dante

Paradiso

CANTO IV

Intra due cibi, distanti e moventi

d’un modo, prima si morria di fame,

che liber’omo l’un recasse ai denti;   [3]

sì si starebbe un agno intra due brame

di fieri lupi, igualmente temendo;

sì si starebbe un cane intra due dame:   [6]

per che, s’i’ mi tacea, me non riprendo,

da li miei dubbi d’un modo sospinto,

poi ch’era necessario, né commendo.   [9]

Io mi tacea, ma ‘l mio disir dipinto

m’era nel viso, e ‘l dimandar con ello,

più caldo assai che per parlar distinto.   [12]

Fé sì Beatrice qual fé Daniello,

Nabuccodonosor levando d’ira,

che l’avea fatto ingiustamente fello;   [15]

e disse: «Io veggio ben come ti tira

uno e altro disio, sì che tua cura

sé stessa lega sì che fuor non spira.   [18]

Tu argomenti: “Se ‘l buon voler dura,

la violenza altrui per qual ragione

di meritar mi scema la misura?”.   [21]

Ancor di dubitar ti dà cagione

parer tornarsi l’anime a le stelle,

secondo la sentenza di Platone.   [24]

Queste son le question che nel tuo velle

pontano igualmente; e però pria

tratterò quella che più ha di felle.   [27]

D’i Serafin colui che più s’india,

Moisè, Samuel, e quel Giovanni

che prender vuoli, io dico, non Maria,   [30]

non hanno in altro cielo i loro scanni

che questi spirti che mo t’appariro,

né hanno a l’esser lor più o meno anni;   [33]

ma tutti fanno bello il primo giro,

e differentemente han dolce vita

per sentir più e men l’etterno spiro.   [36]

Qui si mostraro, non perché sortita

sia questa spera lor, ma per far segno

de la celestial c’ha men salita.   [39]

Così parlar conviensi al vostro ingegno,

però che solo da sensato apprende

ciò che fa poscia d’intelletto degno.   [42]

Per questo la Scrittura condescende

a vostra facultate, e piedi e mano

attribuisce a Dio, e altro intende;   [45]

e Santa Chiesa con aspetto umano

Gabriel e Michel vi rappresenta,

e l’altro che Tobia rifece sano.   [48]

Quel che Timeo de l’anime argomenta

non è simile a ciò che qui si vede,

però che, come dice, par che senta.   [51]

Dice che l’alma a la sua stella riede,

credendo quella quindi esser decisa

quando natura per forma la diede;   [54]

e forse sua sentenza è d’altra guisa

che la voce non suona, ed esser puote

con intenzion da non esser derisa.   [57]

S’elli intende tornare a queste ruote

l’onor de la influenza e ‘l biasmo, forse

in alcun vero suo arco percuote.   [60]

Questo principio, male inteso, torse

già tutto il mondo quasi, sì che Giove,

Mercurio e Marte a nominar trascorse.   [63]

L’altra dubitazion che ti commove

ha men velen, però che sua malizia

non ti poria menar da me altrove.   [66]

Parere ingiusta la nostra giustizia

ne li occhi d’i mortali, è argomento

di fede e non d’eretica nequizia.   [69]

Ma perché puote vostro accorgimento

ben penetrare a questa veritate,

come disiri, ti farò contento.   [72]

Se violenza è quando quel che pate

niente conferisce a quel che sforza,

non fuor quest’alme per essa scusate;   [75]

ché volontà, se non vuol, non s’ammorza,

ma fa come natura face in foco,

se mille volte violenza il torza.   [78]

Per che, s’ella si piega assai o poco,

segue la forza; e così queste fero

possendo rifuggir nel santo loco.   [81]

Se fosse stato lor volere intero,

come tenne Lorenzo in su la grada,

e fece Muzio a la sua man severo,   [84]

così l’avria ripinte per la strada

ond’eran tratte, come fuoro sciolte;

ma così salda voglia è troppo rada.   [87]

E per queste parole, se ricolte

l’hai come dei, è l’argomento casso

che t’avria fatto noia ancor più volte.   [90]

Ma or ti s’attraversa un altro passo

dinanzi a li occhi, tal che per te stesso

non usciresti: pria saresti lasso.   [93]

Io t’ho per certo ne la mente messo

ch’alma beata non poria mentire,

però ch’è sempre al primo vero appresso;   [96]

e poi potesti da Piccarda udire

che l’affezion del vel Costanza tenne;

sì ch’ella par qui meco contradire.   [99]

Molte fiate già, frate, addivenne

che, per fuggir periglio, contra grato

si fé di quel che far non si convenne;   [102]

come Almeone, che, di ciò pregato

dal padre suo, la propria madre spense,

per non perder pietà, si fé spietato.   [105]

A questo punto voglio che tu pense

che la forza al voler si mischia, e fanno

sì che scusar non si posson l’offense.   [108]

Voglia assoluta non consente al danno;

ma consentevi in tanto in quanto teme,

se si ritrae, cadere in più affanno.   [111]

Però, quando Piccarda quello spreme,

de la voglia assoluta intende, e io

de l’altra; sì che ver diciamo insieme».   [114]

Cotal fu l’ondeggiar del santo rio

ch’uscì del fonte ond’ogne ver deriva;

tal puose in pace uno e altro disio.   [117]

«O amanza del primo amante, o diva»,

diss’io appresso, «il cui parlar m’inonda

e scalda sì, che più e più m’avviva,   [120]

non è l’affezion mia tanto profonda,

che basti a render voi grazia per grazia;

ma quei che vede e puote a ciò risponda.   [123]

Io veggio ben che già mai non si sazia

nostro intelletto, se ‘l ver non lo illustra

di fuor dal qual nessun vero si spazia.   [126]

Posasi in esso, come fera in lustra,

tosto che giunto l’ha; e giugner puollo:

se non, ciascun disio sarebbe frustra.   [129]

Nasce per quello, a guisa di rampollo,

a piè del vero il dubbio; ed è natura

ch’al sommo pinge noi di collo in collo.   [132]

Questo m’invita, questo m’assicura

con reverenza, donna, a dimandarvi

d’un’altra verità che m’è oscura.   [135]

Io vo’ saper se l’uom può sodisfarvi

ai voti manchi sì con altri beni,

ch’a la vostra statera non sien parvi».   [138]

Beatrice mi guardò con li occhi pieni

di faville d’amor così divini,

che, vinta, mia virtute diè le reni,   [141]

e quasi mi perdei con li occhi chini.