Paradiso – Canto XXXI

Paradiso – Canto XXXI / Trentunesimo Canto / Canto 31°

Temi e canti: 1-24 La candida rosa • 25-51 Stupore di Dante • 52-78 San Bernardo • 79-93 Ringraziamento a Beatrice • 94-142 Trionfo della Vergine

Paradiso

CANTO XXXI

In forma dunque di candida rosa

mi si mostrava la milizia santa

che nel suo sangue Cristo fece sposa;   [3]

ma l’altra, che volando vede e canta

la gloria di colui che la ‘nnamora

e la bontà che la fece cotanta,   [6]

sì come schiera d’ape, che s’infiora

una fiata e una si ritorna

là dove suo laboro s’insapora,   [9]

nel gran fior discendeva che s’addorna

di tante foglie, e quindi risaliva

là dove ‘l suo amor sempre soggiorna.   [12]

Le facce tutte avean di fiamma viva,

e l’ali d’oro, e l’altro tanto bianco,

che nulla neve a quel termine arriva.   [15]

Quando scendean nel fior, di banco in banco

porgevan de la pace e de l’ardore

ch’elli acquistavan ventilando il fianco.   [18]

Né l’interporsi tra ‘l disopra e ‘l fiore

di tanta moltitudine volante

impediva la vista e lo splendore:   [21]

ché la luce divina è penetrante

per l’universo secondo ch’è degno,

sì che nulla le puote essere ostante.   [24]

Questo sicuro e gaudioso regno,

frequente in gente antica e in novella,

viso e amore avea tutto ad un segno.   [27]

O trina luce, che ‘n unica stella

scintillando a lor vista, sì li appaga!

guarda qua giuso a la nostra procella!   [30]

Se i barbari, venendo da tal plaga

che ciascun giorno d’Elice si cuopra,

rotante col suo figlio ond’ella è vaga,   [33]

veggendo Roma e l’ardua sua opra,

stupefaciensi, quando Laterano

a le cose mortali andò di sopra;   [36]

io, che al divino da l’umano,

a l’etterno dal tempo era venuto,

e di Fiorenza in popol giusto e sano   [39]

di che stupor dovea esser compiuto!

Certo tra esso e ‘l gaudio mi facea

libito non udire e starmi muto.   [42]

E quasi peregrin che si ricrea

nel tempio del suo voto riguardando,

e spera già ridir com’ello stea,   [45]

su per la viva luce passeggiando,

menava io li occhi per li gradi,

mo sù, mo giù e mo recirculando.   [48]

Vedea visi a carità suadi,

d’altrui lume fregiati e di suo riso,

e atti ornati di tutte onestadi.   [51]

La forma general di paradiso

già tutta mio sguardo avea compresa,

in nulla parte ancor fermato fiso;   [54]

e volgeami con voglia riaccesa

per domandar la mia donna di cose

di che la mente mia era sospesa.   [57]

Uno intendea, e altro mi rispuose:

credea veder Beatrice e vidi un sene

vestito con le genti gloriose.   [60]

Diffuso era per li occhi e per le gene

di benigna letizia, in atto pio

quale a tenero padre si convene.   [63]

E «Ov’è ella?», sùbito diss’io.

Ond’elli: «A terminar lo tuo disiro

mosse Beatrice me del loco mio;   [66]

e se riguardi sù nel terzo giro

dal sommo grado, tu la rivedrai

nel trono che suoi merti le sortiro».   [69]

Sanza risponder, li occhi sù levai,

e vidi lei che si facea corona

reflettendo da sé li etterni rai.   [72]

Da quella region che più sù tona

occhio mortale alcun tanto non dista,

qualunque in mare più giù s’abbandona,   [75]

quanto lì da Beatrice la mia vista;

ma nulla mi facea, ché sua effige

non discendea a me per mezzo mista.   [78]

«O donna in cui la mia speranza vige,

e che soffristi per la mia salute

in inferno lasciar le tue vestige,   [81]

di tante cose quant’i’ ho vedute,

dal tuo podere e da la tua bontate

riconosco la grazia e la virtute.   [84]

Tu m’hai di servo tratto a libertate

per tutte quelle vie, per tutt’i modi

che di ciò fare avei la potestate.   [87]

La tua magnificenza in me custodi,

sì che l’anima mia, che fatt’hai sana,

piacente a te dal corpo si disnodi».   [90]

Così orai; e quella, sì lontana

come parea, sorrise e riguardommi;

poi si tornò a l’etterna fontana.   [93]

E ‘l santo sene: «Acciò che tu assommi

perfettamente», disse, «il tuo cammino,

a che priego e amor santo mandommi,   [96]

vola con li occhi per questo giardino;

ché veder lui t’acconcerà lo sguardo

più al montar per lo raggio divino.   [99]

E la regina del cielo, ond’io ardo

tutto d’amor, ne farà ogne grazia,

però ch’i’ sono il suo fedel Bernardo».   [102]

Qual è colui che forse di Croazia

viene a veder la Veronica nostra,

che per l’antica fame non sen sazia,   [105]

ma dice nel pensier, fin che si mostra:

‘Segnor mio Iesù Cristo, Dio verace,

or fu sì fatta la sembianza vostra?’;   [108]

tal era io mirando la vivace

carità di colui che ‘n questo mondo,

contemplando, gustò di quella pace.   [111]

«Figliuol di grazia, quest’esser giocondo»,

cominciò elli, «non ti sarà noto,

tenendo li occhi pur qua giù al fondo;   [114]

ma guarda i cerchi infino al più remoto,

tanto che veggi seder la regina

cui questo regno è suddito e devoto».   [117]

Io levai li occhi; e come da mattina

la parte oriental de l’orizzonte

soverchia quella dove ‘l sol declina,   [120]

così, quasi di valle andando a monte

con li occhi, vidi parte ne lo stremo

vincer di lume tutta l’altra fronte.   [123]

E come quivi ove s’aspetta il temo

che mal guidò Fetonte, più s’infiamma,

e quinci e quindi il lume si fa scemo,   [126]

così quella pacifica oriafiamma

nel mezzo s’avvivava, e d’ogne parte

per igual modo allentava la fiamma;   [129]

e a quel mezzo, con le penne sparte,

vid’io più di mille angeli festanti,

ciascun distinto di fulgore e d’arte.   [132]

Vidi a lor giochi quivi e a lor canti

ridere una bellezza, che letizia

era ne li occhi a tutti li altri santi;   [135]

e s’io avessi in dir tanta divizia

quanta ad imaginar, non ardirei

lo minimo tentar di sua delizia.   [138]

Bernardo, come vide li occhi miei

nel caldo suo caler fissi e attenti,

li suoi con tanto affetto volse a lei,   [141]

che ‘ miei di rimirar fé più ardenti.