Paradiso – Canto V / Quinto Canto / Canto 5°
Temi e canti: 1-63 La dottrina del voto • 64-84 Ammonimento ai cristiani • 85-99 Ascesa al cielo di Mercurio • 100-139 Apparizione di una schiera di beati
Paradiso
CANTO V
«S’io ti fiammeggio nel caldo d’amore
di là dal modo che ‘n terra si vede,
sì che del viso tuo vinco il valore, [3]
non ti maravigliar; ché ciò procede
da perfetto veder, che, come apprende,
così nel bene appreso move il piede. [6]
Io veggio ben sì come già resplende
ne l’intelletto tuo l’etterna luce,
che, vista, sola e sempre amore accende; [9]
e s’altra cosa vostro amor seduce,
non è se non di quella alcun vestigio,
mal conosciuto, che quivi traluce. [12]
Tu vuo’ saper se con altro servigio,
per manco voto, si può render tanto
che l’anima sicuri di letigio». [15]
Sì cominciò Beatrice questo canto;
e sì com’uom che suo parlar non spezza,
continuò così ‘l processo santo: [18]
«Lo maggior don che Dio per sua larghezza
fesse creando, e a la sua bontate
più conformato, e quel ch’e’ più apprezza, [21]
fu de la volontà la libertate;
di che le creature intelligenti,
e tutte e sole, fuoro e son dotate. [24]
Or ti parrà, se tu quinci argomenti,
l’alto valor del voto, s’è sì fatto
che Dio consenta quando tu consenti; [27]
ché, nel fermar tra Dio e l’uomo il patto,
vittima fassi di questo tesoro,
tal quale io dico; e fassi col suo atto. [30]
Dunque che render puossi per ristoro?
Se credi bene usar quel c’hai offerto,
di maltolletto vuo’ far buon lavoro. [33]
Tu se’ omai del maggior punto certo;
ma perché Santa Chiesa in ciò dispensa,
che par contra lo ver ch’i’ t’ho scoverto, [36]
convienti ancor sedere un poco a mensa,
però che ‘l cibo rigido c’hai preso,
richiede ancora aiuto a tua dispensa. [39]
Apri la mente a quel ch’io ti paleso
e fermalvi entro; ché non fa scienza,
sanza lo ritenere, avere inteso. [42]
Due cose si convegnono a l’essenza
di questo sacrificio: l’una è quella
di che si fa; l’altr’è la convenenza. [45]
Quest’ultima già mai non si cancella
se non servata; e intorno di lei
sì preciso di sopra si favella: [48]
però necessitato fu a li Ebrei
pur l’offerere, ancor ch’alcuna offerta
sì permutasse, come saver dei. [51]
L’altra, che per materia t’è aperta,
puote ben esser tal, che non si falla
se con altra materia si converta. [54]
Ma non trasmuti carco a la sua spalla
per suo arbitrio alcun, sanza la volta
e de la chiave bianca e de la gialla; [57]
e ogne permutanza credi stolta,
se la cosa dimessa in la sorpresa
come ‘l quattro nel sei non è raccolta. [60]
Però qualunque cosa tanto pesa
per suo valor che tragga ogne bilancia,
sodisfar non si può con altra spesa. [63]
Non prendan li mortali il voto a ciancia;
siate fedeli, e a ciò far non bieci,
come Ieptè a la sua prima mancia; [66]
cui più si convenia dicer ‘Mal feci’,
che, servando, far peggio; e così stolto
ritrovar puoi il gran duca de’ Greci, [69]
onde pianse Efigènia il suo bel volto,
e fé pianger di sé i folli e i savi
ch’udir parlar di così fatto cólto. [72]
Siate, Cristiani, a muovervi più gravi:
non siate come penna ad ogne vento,
e non crediate ch’ogne acqua vi lavi. [75]
Avete il novo e ‘l vecchio Testamento,
e ‘l pastor de la Chiesa che vi guida;
questo vi basti a vostro salvamento. [78]
Se mala cupidigia altro vi grida,
uomini siate, e non pecore matte,
sì che ‘l Giudeo di voi tra voi non rida! [81]
Non fate com’agnel che lascia il latte
de la sua madre, e semplice e lascivo
seco medesmo a suo piacer combatte!». [84]
Così Beatrice a me com’io scrivo;
poi si rivolse tutta disiante
a quella parte ove ‘l mondo è più vivo. [87]
Lo suo tacere e ‘l trasmutar sembiante
puoser silenzio al mio cupido ingegno,
che già nuove questioni avea davante; [90]
e sì come saetta che nel segno
percuote pria che sia la corda queta,
così corremmo nel secondo regno. [93]
Quivi la donna mia vid’io sì lieta,
come nel lume di quel ciel si mise,
che più lucente se ne fé ‘l pianeta. [96]
E se la stella si cambiò e rise,
qual mi fec’io che pur da mia natura
trasmutabile son per tutte guise! [99]
Come ‘n peschiera ch’è tranquilla e pura
traggonsi i pesci a ciò che vien di fori
per modo che lo stimin lor pastura, [102]
sì vid’io ben più di mille splendori
trarsi ver’ noi, e in ciascun s’udìa:
«Ecco chi crescerà li nostri amori». [105]
E sì come ciascuno a noi venìa,
vedeasi l’ombra piena di letizia
nel folgór chiaro che di lei uscia. [108]
Pensa, lettor, se quel che qui s’inizia
non procedesse, come tu avresti
di più savere angosciosa carizia; [111]
e per te vederai come da questi
m’era in disio d’udir lor condizioni,
sì come a li occhi mi fur manifesti. [114]
«O bene nato a cui veder li troni
del triunfo etternal concede grazia
prima che la milizia s’abbandoni, [117]
del lume che per tutto il ciel si spazia
noi semo accesi; e però, se disii
di noi chiarirti, a tuo piacer ti sazia». [120]
Così da un di quelli spirti pii
detto mi fu; e da Beatrice: «Dì, dì
sicuramente, e credi come a dii». [123]
«Io veggio ben sì come tu t’annidi
nel proprio lume, e che de li occhi il traggi,
perch’e’ corusca sì come tu ridi; [126]
ma non so chi tu se’, né perché aggi,
anima degna, il grado de la spera
che si vela a’ mortai con altrui raggi». [129]
Questo diss’io diritto alla lumera
che pria m’avea parlato; ond’ella fessi
lucente più assai di quel ch’ell’era. [132]
Sì come il sol che si cela elli stessi
per troppa luce, come ‘l caldo ha róse
le temperanze d’i vapori spessi, [135]
per più letizia sì mi si nascose
dentro al suo raggio la figura santa;
e così chiusa chiusa mi rispuose [138]
nel modo che ‘l seguente canto canta.